︎ Journal
︎ Editorial Team
︎ Open calls
︎ Issues archive

︎ Biblioteca STOÀ
︎ Order & Subscribe
︎ Contact

︎ Home







︎︎︎             Biblioteca STOÀ                                         STOÀ 4. Esercizi




Lezioni di composizione architettonica
Luciano Semerani
1987


L’architettura come mestiere



Nell’introduzione alle Charles Eliot Norton Lectures tenute ad Harvard da George Steiner, lo scrittore francese interrogandosi sul senso dell’insegnare e sulla figura del maestrosi domanda: «Che cosa autorizza un uomo o una donna a istruire un altro essere umano? Dove risiede la fonte dell’autorità dell’insegnamento?»[1]. Non solo un problema di ordine dialettico, quello di Steiner, ma un problema che riguarda profondamente la questione del trasmettere[2] e che alla fine del testo introduttivo alle sei lezioni diviene l’ammissione di un grande inganno, perché Steiner ci suggerisce che la lezione del maestro innanzitutto è un confronto con sé stesso e la sua fame di ricerca, un continuo affondo su ciò che a lui interessa.
Lezioni di composizione architettonica di Luciano Semerani, curato da Anna Tonicello, è una piccola raccolta di lezioni – tre – tenute nel Corso di Composizione Architettonica IV nel 1982-83, presso l’allora denominato Istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV). Ogni lezione tratta di un tema specifico: la grande pianta, il tipo architettonico e il tracciato regolatore. Temi canonici di una determinata e chiara idea di architettura. Ciò che emerge da queste lezioni è un indissipabile legame tra ricerca, progetto e didattica, dove i temi si intrecciano: i progetti di Semerani diventano oggetto del suo discorso confrontandosi e rimandando ai riferimenti della storia dell’architettura, per poi ritornare a riflessioni di ordine più generale e finire alle questioni del tema d’anno affidato agli studenti ­– una casa isolata priva di contesto e un progetto per l’area di Santa Marta a Venezia.
Ciò che emerge dalle tre lezioni è un esercizio in cui pensiero progettate e pensiero teorico si fondono. Non sembra esistere un Semerani architetto, uno docente e uno ricercatore-teorico, ma ogni parte tende a costruire un unico, votato alla costruzione del progetto, vero punto focale di tutto il libro e delle tre lezioni, inteso come processo, ideazione, costruzione, definizione.
In questo senso torna alla mente la riflessione di Steiner sull’insegnamento del maestro, e sull’ambiguità tra insegnamento e ricerca. Questo non perché Semerani non fosse interessato all’insegnamento, anzi il suo contributo alla definizione della scuola veneziana è sicuramente fondamentale e innegabile, ma al centro della sua teoria c’è l’architettura e il pensiero architettonico in tutta la sua essenza. I progetti, i riferimenti, i casi studio si confondono, e allora ci si chiede: qual è l’esperienza centrale di questo insegnamento? Di queste lezioni?
Si potrebbe dire che sia un’attitudine al pensiero architettonico, un’attitudine verso un’architettura aulica, non nel senso dei riferimenti, ma fatta di profonde riflessioni teoriche. Il suo insegnamento è nella centralità di alcuni concetti, chiari e semplici, che si traducono in architetture che contengono nella loro traccia una lunga storia, un ponderato rimescolarsi di idee e riflessioni.
L’esattezza e la semplicità dei concetti espressi, che potrebbero sembrare quasi banali se riferiti a un corso del quarto anno di architettura, si tramutano nella potenza delle architetture dichiarate. Così la riflessione sulla grande pianta, partendo dal progetto per l’ospedale di Cattinara, diviene un tuffo profondo nella composizione planimetrica delle architetture della storia, da Villa Adriana ai disegni e i progetti di Andrea Palladio, da Karl Friedrich Schinkel ad Adolf Loos; la lezione sul tipo architettonico diviene una grande lezione di elementi di composizione architettonica che pone all’apice le esperienze illuministiche di Claude-Nicolas Ledoux e Jean-Nicolas-Louis Durand, passando per le architetture di Etienne-Louis Boullée; la lezione sui tracciati regolatori, infine, è un esercizio di lettura delle strutture invisibili dell’architettura, quasi una lezione di autopsia sul suo corpo nudo.
Le pagine di questo libro sono un esercizio costante di composizione e ricomposizione dei nostri riferimenti, stimola la nostra capacità di rileggerli, di decodificarli, attraverso lo sguardo di un maestro che insegnava facendo architettura, il cui vero insegnamento, credo, sia stato quello di considerare l’architettura come mestiere. Recensione di Vincenzo d’Abramo




[1] George Steiner, La lezione dei maestri, Garzanti, Milano 2018, p. 9
[2] «Che cosa significa trasmettere (traendere), e da chi a chi è legittima questa trasmissione?». Ibidem., p. 10.


︎︎︎Biblioteca



























STOÀ Journal
Strumenti per l’insegnamento della progettazione architettonica
2021 - Published by Thymos Books
ISSN  2785-0293